Stesse trappole, volti diversi:
Francesco Galvano
come funzionano le tecniche di manipolazione tra adescamento, sette e proselitismo online
Adescamento di minori, creazione di sette e proselitismo online sono fenomeni apparentemente diversi, ma condividono uno stesso impianto psicologico: la manipolazione sistematica dell’individuo. In ciascuno di questi contesti, l’obiettivo è lo stesso: agganciare una persona vulnerabile, isolarla dal mondo esterno, ridefinirne l’identità e sfruttarla per scopi ideologici, sessuali o economici.
Questi processi non avvengono in modo caotico o improvvisato: seguono uno schema preciso, fatto di fasi e tecniche di influenza sociale che si ripetono con inquietante coerenza. Comprendere queste dinamiche è essenziale per prevenire l’abuso psicologico e proteggere chi ne è più esposto, soprattutto in una società sempre più connessa, ma anche più fragile e permeabile alla persuasione.
Le fasi della manipolazione: un copione ricorrente
Nonostante le differenze apparenti tra l'adescamento di minori, la creazione di sette e il proselitismo online, esiste un copione comune che si articola in sette fasi principali:
1. Catturare l’attenzione
Promesse grandiose: “Con noi potrai realizzare qualcosa di grande”, “Hai un destino speciale”.
Apello all’insoddisfazione personale: “Come eri prima? Un fallito. Ora puoi essere qualcuno”.
Contenuti emotivi o provocatori (immagini shock, narrazioni eroiche, drammi personali condivisi).
2. Ricostruire l’identità
Etichettatura positiva alternativa (re-labeling): “Non sei un emarginato, sei un eletto / un risvegliato / un guerriero”.
Rinascita simbolica: nuovi nomi, abbigliamento, linguaggio settario o radicale.
Opposizione binaria: “Noi vs Loro”, “Puri vs corrotti”, “Liberi vs schiavi del sistema”.
3. Rafforzare il legame (love bombing + isolamento)
Love bombing: manifestazioni eccessive di affetto, approvazione e accettazione incondizionata.
Creazione di un gruppo “caldo”, affettuoso e apparentemente accogliente.
Isolamento progressivo da famiglia, amici e ambienti esterni: “Non ti capiranno mai”.
4. Desensibilizzazione e normalizzazione
Esposizione graduale a idee violente o devianti (immagini, frasi, racconti): “È il mondo che è malato, non noi”.
Riduzione della reattività emotiva (desensibilizzazione): la violenza diventa normale, o giustificata.
Ridicolizzazione di paure, empatia o dubbi: “La sensibilità è una debolezza inculcata”.
5. Trasformazione ideologica
Sostituzione progressiva del sistema di valori: “La verità è solo qui”.
Cambiamenti visibili (abiti, stile di vita, dieta, rituali) come segnali di appartenenza e fedeltà.
Revisione delle amicizie: chi resta è “con te”, chi si allontana è “nemico” o “ignorante”.
6. Strumentalizzazione finale
In particolare in caso di proselitismo e/o dinamiche di gruppo:
Alcuni diventano reclutatori attivi: ripetono lo schema su nuove vittime.
Altri si trasformano in esecutori: mettono in atto piani, crimini o atti violenti come prova di fedeltà.
In entrambi i casi, il ciclo si ripete e si autoalimenta.
Quello che accomuna i diversi punti puó essere riassunto in:
Selezione della vittima: Individuazione di persone vulnerabili, spesso isolate o in crisi, attraverso l'osservazione dei loro comportamenti e delle loro interazioni sociali.
Costruzione del legame: Stabilire una connessione emotiva profonda, spesso attraverso l'empatia simulata e l'attenzione costante, per creare dipendenza affettiva.
Isolamento: Allontanare la vittima dalle sue reti di supporto, sia fisicamente che psicologicamente, per aumentare la dipendenza dal manipolatore o dal gruppo.
Sfruttamento: Utilizzare la vittima per scopi personali, che possono variare dal soddisfacimento di bisogni emotivi o sessuali al reclutamento di nuove vittime.
Queste fasi sono state identificate in numerosi studi sulla manipolazione psicologica e sono comuni a diversi contesti di abuso e controllo mentale.
Le armi dell'influenza sociale: strumenti di persuasione e controllo
I manipolatori utilizzano diverse tecniche di influenza sociale per ottenere e mantenere il controllo sulle loro vittime. Tra le più comuni vi sono:
Reciprocità: Offrire piccoli favori o attenzioni per creare un senso di obbligo nella vittima.PsicologiOnline
Impegno e coerenza: Indurre la vittima a compiere piccoli atti di adesione che, nel tempo, la porteranno a comportamenti più significativi.
Prova sociale: Far credere alla vittima che molte altre persone stanno facendo la stessa cosa, aumentando la pressione a conformarsi.
Autorità: Presentarsi come figure autorevoli o esperte per legittimare le proprie richieste e direttive.
Scarsità: Convincere la vittima che l'opportunità offerta è unica e irripetibile, aumentando la sua urgenza a partecipare.
Queste tecniche sono state ampiamente documentate nella letteratura sulla persuasione e la manipolazione sociale .
Manipolazione e identità: la trasformazione del sé
Un aspetto cruciale della manipolazione è la trasformazione dell'identità della vittima. Attraverso l'uso di tecniche psicologiche, il manipolatore può:
Indurre una nuova identità
Il primo passo del condizionamento identitario è proporre un nuovo ruolo, più forte, puro o “superiore” rispetto a quello precedente. Questo processo avviene spesso attraverso:
Rituali di ingresso o iniziazione: cerimonie, prove, confessioni pubbliche o cambiamenti nel vestiario che segnano il passaggio a una nuova appartenenza. Nelle sette religiose, ad esempio, l’iniziazione può comportare un “battesimo simbolico” o la rinuncia a beni materiali.
Rinominazione: dare alla vittima un nuovo nome o soprannome rafforza il distacco dalla vecchia identità. Nei gruppi estremisti online, i nickname diventano simbolo di appartenenza e status.
Nuovo linguaggio: si introduce un vocabolario settoriale che solo gli “iniziati” comprendono. Questo linguaggio tecnico, ideologico o spirituale rafforza il senso di distinzione e appartenenza (es. “risvegliati”, “non allineati”, “soldati di Dio”).
Impatto psicologico: La nuova identità offre un senso di scopo e di riconoscimento, spesso assente nella vita della vittima, e crea un confine netto con il “prima”.
Sopprimere l’identità precedente
Per consolidare la nuova appartenenza, è necessario neutralizzare o screditare la vecchia identità della vittima. Questo viene fatto tramite:
Svalutazione della famiglia e degli amici: vengono descritti come ignoranti, tossici o incapaci di capire la “verità”. In alcune sette, chi non aderisce è etichettato come “posseduto” o “corrotto”.
Rilettura del passato: ogni errore o fallimento personale viene reinterpretato come prova che la vecchia vita era sbagliata. Le esperienze positive vengono ignorate o ridicolizzate.
Colpevolizzazione: la vittima viene convinta che i suoi precedenti desideri, relazioni o convinzioni erano fonte di peccato, debolezza o fallimento.
Impatto psicologico: Questo processo produce isolamento emotivo e perdita di riferimenti, costringendo la vittima a cercare senso e appartenenza solo nel nuovo contesto.
Creare dipendenza
Una volta rotta la vecchia identità e installata la nuova, il gruppo o il manipolatore diventa l’unica fonte di approvazione, sicurezza e significato. La dipendenza si rafforza attraverso:
Ricompense intermittenti: approvazione, affetto o riconoscimento arrivano in modo imprevedibile. La vittima cerca costantemente di “meritarli”.
Minacce implicite o esplicite: uscire dal gruppo significa affrontare punizioni, isolamento, fallimento spirituale o dannazione (es. “il mondo ti farà a pezzi senza di noi”).
Esclusività: il gruppo si presenta come l’unico detentore della verità. Chi ne fa parte ha accesso a una realtà superiore, e chi lo lascia, torna nell’ignoranza o nel caos.
Impatto psicologico: La vittima finisce per non potersi più pensare al di fuori del gruppo o della relazione. Qualsiasi forma di autonomia viene vissuta come pericolosa o impossibile.
La manipolazione dell’identità è un processo sistemico e graduale. Parte dal proporre una versione “migliore” di sé, passa per la demolizione del passato e si consolida creando un ambiente in cui l’unica esistenza possibile è quella sotto controllo. Questo meccanismo, studiato da autori come Margaret Singer (2003) e Steven Hassan (2016), è centrale nei processi di radicalizzazione, abuso settario e grooming online. Questo processo è stato osservato in contesti di radicalizzazione, sette religiose e relazioni abusanti .
Prevenzione e consapevolezza: strategie per contrastare la manipolazione
Per contrastare la manipolazione psicologica è fondamentale:
Educazione critica: Promuovere la consapevolezza delle tecniche di manipolazione e insegnare a riconoscerle.
Supporto sociale: Mantenere e rafforzare le reti di supporto sociale per ridurre l'isolamento delle potenziali vittime.
Intervento precoce: Identificare e intervenire tempestivamente in situazioni a rischio per prevenire l'escalation della manipolazione.
La collaborazione tra educatori, professionisti della salute mentale e comunità è essenziale per creare ambienti resilienti alla manipolazione .
Caso studio: Colonia Dignidad – Il controllo totale sull’identità
Contesto: Colonia Dignidad era una comunità settaria fondata nel 1961 in Cile da Paul Schäfer, ex predicatore evangelico tedesco con un passato da militante nazista. Presentata inizialmente come un centro educativo e agricolo, era in realtà una struttura di controllo psicologico, abuso sistemico e collaborazione con la dittatura di Pinochet.
1. Indurre una nuova identità
Schäfer selezionava famiglie tedesche, spesso con un background cristiano e ultraconservatore, offrendo loro la possibilità di “redenzione” in una comunità “pura” e scollegata dalla corruzione del mondo moderno. Ai membri veniva assegnato un ruolo preciso (contadino, infermiere, insegnante), spesso accompagnato da un nome nuovo, da divise identiche e da una rigida routine giornaliera. I bambini venivano separati dai genitori e cresciuti collettivamente, per impedire qualsiasi legame affettivo personale.
2. Sopprimere l’identità precedente
Tutti i contatti con il mondo esterno erano vietati. Parlare della vita passata era proibito. Schäfer screditava le famiglie d'origine, definendole “degenerate” o “spiritualmente perse”. I membri erano costantemente sorvegliati e incoraggiati a denunciare chi mostrava nostalgia o dubbi.
Chiunque si ribellasse veniva punito pubblicamente, anche con torture, umiliazioni e isolamento in celle sotterranee. Ogni elemento della precedente identità veniva rimosso o punito.
3. Creare dipendenza
Colonia Dignidad forniva tutto: cibo, vestiti, cure mediche, educazione, lavoro, famiglia. Uscirne significava non avere nulla. I fedelissimi credevano che Schäfer fosse un “messia” e che fuori dalla colonia ci fossero solo perdizione e pericolo. La ricompensa intermittente era centrale: chi obbediva riceveva piccoli privilegi (un dolce, una parola gentile), chi dubitava veniva ignorato o punito.
Impatto: Molti ex membri, anche anni dopo la fuga, hanno faticato a ricostruire la propria identità. Alcuni hanno ammesso di aver continuato a “sentire la voce di Schäfer” nella testa, a dimostrazione della profondità della manipolazione psicologica.
Conclusione
Dietro ogni relazione manipolativa non c’è solo una persona pericolosa: c’è un metodo. Che si tratti di un predatore online, di un leader settario o di un reclutatore ideologico, le strategie usate per controllare le vittime si assomigliano — e funzionano proprio perché fanno leva su bisogni umani fondamentali come il riconoscimento, la sicurezza e l’appartenenza.
Riconoscere i segnali precoci, comprendere le armi della persuasione e rafforzare l’autonomia critica sono gli antidoti più efficaci. L’educazione emotiva, il pensiero critico e una rete sociale solida non sono solo strumenti di crescita, ma veri e propri scudi contro la manipolazione. In un mondo dove chiunque può essere raggiunto e sedotto con un clic, restare lucidi è già una forma di resistenza.
Bibliografia essenziale
Cialdini, R. B. (2001). Influence: Science and Practice. Allyn & Bacon.
Damasio, A. (1994). L'errore di Cartesio. Adelphi.
Documentario: Colonia Dignidad – Una setta tedesca in Cile. Netflix, 2021.
Schnabel, F. (2008). Colonia Dignidad: Ein Reporter auf den Spuren eines deutschen Verbrechens.
Seibel, W. (2012). Staat und Terror: Die politische Gewalt im 20. Jahrhundert.
Singer, M. T. (2003). Cults in Our Midst: The Continuing Fight Against Their Hidden Menace. Jossey-Bass.
Zimbardo, P. G. (2007). The Lucifer Effect: Understanding How Good People Turn Evil. Random House.
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