Trigger emotivi:

cosa sono e come possiamo gestirli davvero

Francesco Galvano

red and white cross wall decor
red and white cross wall decor

Ti è mai capitato di sentire una canzone o vedere una scena e all’improvviso provare un’ondata di emozioni? Magari tristezza, rabbia o ansia, senza sapere bene il perché. Quel che hai vissuto è probabilmente l’effetto di un trigger emotivo. Le emozioni parlano, anche quando non usiamo le parole. Anzi, spesso è il corpo a “parlare” per primo quando un trigger emotivo si attiva. Un’espressione del viso, un gesto, una postura: il linguaggio non verbale può anticipare o tradire reazioni profonde, spesso inconsapevoli.

Ma che cos’è un trigger emotivo?

Un trigger emotivo è uno stimolo – un suono, una parola, un ricordo, perfino un odore – che scatena una reazione emotiva intensa. Spesso queste reazioni sono legate a esperienze passate, magari non del tutto elaborate. È il nostro cervello che, anche a distanza di anni, riconnette uno stimolo presente a un’emozione vissuta nel passato. I trigger emotivi possono essere tanto invisibili quanto potenti: un commento fuori luogo o un certo tono di voce possono riportarci, inconsciamente, a situazioni spiacevoli vissute in passato. Le emozioni parlano, anche quando non usiamo le parole. Anzi, spesso è il corpo a “parlare” per primo quando un trigger emotivo si attiva. Un’espressione del viso, un gesto, una postura: il linguaggio non verbale può anticipare o tradire reazioni profonde, spesso inconsapevoli.

ll corpo come antenna: come si attivano i trigger

Quando qualcosa ci tocca emotivamente – un tono di voce, uno sguardo, un gesto familiare – il corpo reagisce prima della mente razionale. Questo accade perché la parte più antica del cervello, il sistema limbico (dove risiede l’amigdala), rileva il pericolo in modo immediato. Il risultato?

  • Le spalle si irrigidiscono.

  • Lo sguardo si abbassa o diventa fisso.

  • Il respiro accelera.

  • Il corpo si contrae, si chiude.

Tutto questo avviene prima ancora che ce ne rendiamo conto. Paul Ekman, uno dei massimi esperti mondiali di comunicazione non verbale, ha identificato nelle microespressioni uno dei segnali più rivelatori di emozioni represse o innescate da trigger (Ekman, 2003).

Trigger non verbali: stimoli silenziosi, ma potenti

Non servono parole per riattivare un ricordo emotivo. Anche stimoli non verbali – un profumo, un suono, una mimica facciale – possono essere dei trigger emotivi. Alcuni esempi:

  • Un’espressione del volto che ricorda una figura autoritaria del passato.

  • Una mano che si alza troppo velocemente.

  • Una distanza interpersonale percepita come minacciosa.

Questi segnali, anche se non intenzionali, possono risvegliare emozioni forti come rabbia, paura o tristezza, spesso legate a esperienze relazionali passate.

Come riconoscere un trigger attraverso il corpo

Per diventare più consapevoli dei propri trigger, è utile osservare come il corpo risponde. Alcuni segnali da tenere d’occhio:

  • Tensione muscolare improvvisa.

  • Cambiamenti nella voce (tono, volume, ritmo).

  • Agitazione delle mani, tic, rigidità.

  • Tendenza a chiudersi (incrociare le braccia, evitare il contatto visivo).

Secondo Amy Cuddy, psicologa sociale, anche la postura ha un ruolo: una postura chiusa può rafforzare la percezione di vulnerabilità, mentre una postura aperta aiuta a sentirsi più sicuri (Cuddy, 2012).

Comunicazione non verbale come strategia di gestione

Oltre a essere un segnale, il linguaggio del corpo può diventare anche una leva di gestione emotiva. Alcuni suggerimenti:

  • Respira consapevolmente: un respiro lento e profondo calma il sistema nervoso.

  • Apri il corpo: sciogli spalle e braccia, evita posture difensive.

  • Cura lo sguardo: mantenere il contatto visivo in modo rilassato aiuta a sentirsi presenti.

  • Usa il tono di voce: parlare con tono calmo può autoregolare le emozioni e disinnescare tensioni.

In terapia: decifrare il corpo per accedere al trauma

Molti approcci terapeutici oggi integrano la comunicazione non verbale nel lavoro sui trigger. La terapia somatica, la mindfulness, l’EMDR (Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) e persino il teatro terapeutico fanno uso del corpo come chiave per accedere ai vissuti emotivi profondi.

Come spiega Peter Levine, fondatore del metodo Somatic Experiencing: “Il corpo sa tutto. Non sempre ricorda i fatti, ma non dimentica mai come ci siamo sentiti” (Levine, 1997).

Conclusione

I trigger emotivi non si manifestano solo nei pensieri, ma si annunciano – e si gestiscono – nel corpo. La comunicazione non verbale, se ascoltata con attenzione, può diventare uno strumento di consapevolezza e cambiamento. Non basta capire cosa ci attiva: dobbiamo anche imparare ad ascoltare come reagiamo, prima ancora di parlare.

Riferimenti Bibliografici

  • Albano, I. (2024). Trigger emotivi: cosa sono, come si manifestano e come affrontarli. My Personal Trainer.

  • AltreViste. (n.d.). Trigger emotivi: cosa sono?

  • Controsenso Magazine. (n.d.). Trigger in Psicologia: cosa sono, come agiscono e come affrontarli.

  • Cuddy, A. (2012). Presence: Bringing Your Boldest Self to Your Biggest Challenges. Little, Brown and Company.

  • Ekman, P. (2003). Emotions Revealed: Recognizing Faces and Feelings to Improve Communication and Emotional Life. Times Books.

  • Goleman, D. (2006). Social Intelligence: The New Science of Human Relationships. Bantam.

  • La Mente è Meravigliosa. (n.d.). Trigger emotivi: cosa sono.

  • Levine, P. (1997). Waking the Tiger: Healing Trauma. North Atlantic Books.

  • Nicoletti, M. (n.d.). I trigger emotivi. Psicologa Nicoletti.

  • Van der Kolk, B. (2014). The Body Keeps the Score: Brain, Mind, and Body in the Healing of Trauma. Viking.